Feticci di storia del surfcasting

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    Non so spiegare perché mi stia interessando alla storia del surfcasting.
    Trovo affascinanti i racconti di mare in generale, in particolare le testimonianze di chi ha contribuito a far nascere questa disciplina; e poi ci sono le vecchie fotografie, le memorie di chi ha vissuto gli anni d’oro del surf. Anni mitizzati, nostalgici, forse. Penso di vivere una passione come la pesca con un po’ di nostalgia dei tempi mai vissuti. Mi riferisco a un passato dove i cambiamenti e le scoperte scrivevano le pagine bianche del surf, e dove forse lo sfruttamento del mare, che non era un problema pianto come lo è ora, riusciva comunque a rendere fertile e accesa la voglia e la motivazione di costruire le basi per questa disciplina. Ma sulla nostalgia tornerò a scrivere dopo, chiarendomi meglio.
    Credo che sarebbe utile anche confrontarsi, prendendo coscienza di cosa rappresentava la parola surfcasting un tempo e di cosa rappresenta oggi. La mia idea personale è che oggi sembra si sia perso lo spirito di un tempo che lega molti angler al surfcasting. Uno spirito che difficilmente riesco a cogliere guardando all’evoluzione (o involuzione) che ha avuto oggi la pesca da terra. E questo spirito, devo dire per fortuna, mi ha attraversato da poco, casualmente, grazie a chi, ancora, lo ha conservato e continua a trasmetterlo alle generazioni future, facendone una sorta di coscienza storica e di attitudine.
    Un antagonista dello spirito del surf, a mio modo di vedere, oggi è il mercato, lo spirito consumistico che parla attraverso le riviste e la pubblicità e che, utilizzando una metafora appropriata al forum, come una corrente primaria senza tregua, ci spinge alla deriva verso la continua ricerca e l’illusione del possedere. Il reale bisogno e le caratteristiche che ricerchiamo in un attrezzo, a volte prendono il posto di una dinamica perversa, quale può essere il desiderare di possedere a tutti i costi la marca X.
    Viviamo in un’epoca nella quale le innovazioni sono all’ordine del giorno, dove alcune aziende sentono il bisogno di pensare poco e di produrre troppo, aggiungendo sempre nuove caratteristiche, rinnovando continuamente gli attrezzi e le potenzialità… un po’ come ha sempre fatto l’industria tecnologica dei computer.
    Mi viene in mente la politica dell’obsolescenza programmata… ma che sto dicendo ? figuriamoci se anche nel mercato della pesca viene adottata!
    Con questo post, vorrei ripercorrere qualche assaggio della storia del surf ma in modo trasverso, e cioè attraverso un ripescaggio, quasi da museo virtuale, degli oggetti e dei feticci storici (mulinelli, canne, montature ecc.) riguardanti il surf, appunto.
    L’invito, forse, che in questo senso sembra dare il mio tentativo nostalgico di invogliare chiunque abbia qualcosa da raccontare circa il surf, è, in questo senso, non legato a un rifiuto del presente, ma a una volontà di cambiamento proiettata nel futuro, che può solo attecchire se si prova a comprendere l'animo del passato, nel nostro caso: la purezza e la semplicità che animavano lo spirito del surfcasting.

    Vorrei cominciare io, descrivendo brevemente due feticci che hanno attirato di più la mia curiosità in questa ricerca virtuale.

    - Mitchell 498

    Era il 1969 quando la Mitchell introdusse ufficialmente il modello 498. Per cercare di essere innovativa, la Mitchell progettò questo modello con l’idea di poter gestire le sfide del Surfcasting. La Mitchell all’epoca collaborava con un la “Garcia” (Corporation), un fornitore statunitense per i prodotti Mitchell. Dal suo debutto, si è affermato come mulinello da surf “premier”, capace di far fronte ad ogni condizione e situazione, raggiungendo in questo modo un invidiabile record di successi in luoghi come nei mari della penisola messicana, nei Mari del Nord e nel Sud Africa. Dal 1969 e durante il corso degli anni, il 498 ha attraversato una serie di rifiniture estetiche e innovamenti oltre che esterni, come le bobine da distanza, anche interni alle meccaniche. Per saperne di più vi invito a visitare questo indirizzo internet: http://users.skynet.be/mitchell-collectors.org/articles.html
    Ho avuto il piacere di vederlo e maneggiarlo a uno stand dell'antico, alla Fiera di Roma.
    Pesava un quintale, ma si vedeva un miglio che aveva potenza da vendere.
    Come tutti ormai sanno, ha fatto la storia del Surfcasting.
    Oggi, oggetto di collezionismo, ma ancora fa il baffo a tantissimi mulinelli da surf per la sua potenza, e tutt'ora, come sappiamo, viene usato dagli avventurieri che si affidano a lui per la pesca ai grandi predatori africani, squali in primis.
    La particolarità del design è l'assenza di archetto e la bassa e profonda bobina, con tutti i limiti in fatto di distanze e qualità di imbobinatura, ma capace di contenere moltissimi metri di fili maggiorati, indispensabili per la pesca dei predatori.




    (Mitchell 498 Pro; 1986-90)

    - Marenostrum Italcanna

    Una delle prime produzioni Italcanna. Il primo modello da surf era quello da 250 grammi per 5 metri di lunghezza, dotato di anelli (bracciali) ripiegabili.


    (Gli anelli della mitica)


    (In questa foto, la Marenostrum rinnovata)

    Una telescopica, la Marenostrum, che ha fatto la storia del Surfcasting italiano. Oggetto da vetrina sicuramente per molti, ma rappresenta ancora oggi una delle pochissime telescopiche in grado di fare il "lavoro sporco" nelle situazioni più gravose come nella pesca col vivo ai grossi predatori o dalle rocce, collaudata con pesci over 50 kg. Qualità rispetto a cui, canne telescopiche di ultima generazione, pensate per il mercato moderno e certamente migliori dal punto di vista balistico e dei materiali, faticherebbero a tenergli testa.
     
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  2. Riccardo Pillittu
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    Con questo post Pier, sfondi una porta aperta, io in verità, non ho vissuto quegli anni da protagonista, maho avuto modo di respirare quell'aria, un amico di famiglia, oltre che padrino di battesimo, di mio fratello Daniele, è stato per diverso tempo compagno di pesca di Sandro Meloni, entrambi furono colleghi di lavoro di mio padre.
    Molti dei loro attrezzi, venduti per inseguire il progresso tecnologico, sono entrati in possesso di mio padre e di conseguenza ho avuto modo di usarli anche io.
    Alcuni validi, altri sicuramente inadeguati, ma mi hanno insegnato comunque ad approciarmi con la disciplina, attrezzi che hanno visto tanta salsedine e tolto tanto pesce.
    In quegli anni tutto era ancora da scrivere, sebbene alcune basi, erano state poste, bisognava capire come la tecnonogia e i suoi progressi potessero venire in contro all'esigenza del surfcaster, spesso si sperimentava con risultati non sempre all'altezza delle intenzioni, la tecnica era ancora rudimentale e anche gli attrezzi si uniformavano ad un certo standard.
    La svolta avvenne quando, si compresero le potenzialità dello stile anglossassone e da li ci fu un vero e proprio boom.
    In realtà, il surf degli albori, non è poi così diverso da quello attuale, o almeno non nello spirito e l'essenza della disciplina, nel'approcio, le mire, ecc... , ciò che ha creato confusione nelle menti dei neofiti, è probabilmente la strumentalizzazione fatta, dall'agonismo, nonche nella malafede delle aziende, che si fregiano del nome "surfcasting, per proporre attrezzi dozzinali, poco specifici, ma dalle mirabolanti promesse... è un discorso piuttosto lungo, ma talmente evidente, che per un pubblico attento e poco incline al fascino dell'effimero, si commenta facilmente da solo.
    Si nota facilmente come i prodotti di molte case italiane siano lanciati dall'avvenente agonista di turno, gente che fa del suo prestigio, non la sfida tra uomo e il mare, ma tra uomo e uomo, non saraghi e spigole tra le onde, ma minutaglia, sugarelli e lecce stella, con ametti del 14, nella piatta...
    Purtroppo, mancano i modelli, quelli veri, quelli che seppur osteggiati e contestati, hanno comunque educato schiere di appassionati, trasformandoli, da semlici fondaroli, in surfcaster o top caster.
    Con i modelli di riferimento attuali, non c'è da stupirsi se si sentono stronzate tipo: " a surf un 18 in bobina e ci tiri di tutto", "l'arenicola a surf è il massimo"...
    Nella loro idea di surf, probilmente queste affermazioni trovano anche un loro contesto, ma è chiaro che questi, le condizioni da surf, non dico estreme, ma almeno standard, non le hanno mai conosciute.
    Metto da parte la polemica e ritorno in tema, i mulinelli che hai postato, i 498, sono tuttora validi, ciò che non concedono alla distanza, lo guadagnano della potenza e nella robustezza, c'è chi in oceano ci toglie gli squali... per usi gravosi, e se la distanza non è indispensabile, possono essere utilizzati felicemente tuttora, in tanti lo fanno e non li cambierebberero con nulla al mondo... i miei ereditati da mio padre ormai sono dispersi chissà dove :)
     
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    Centu concas Milla berritas

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    Quel mulo e quella italcanna gli ho visti all'opera anch'io, un mio parente ha una coppia di marenostrum che usa ancora , anche se le ricordavo diverse , forse ha una versione differente ancora senza anelli ribaltabili, ma enormi.
    Io ho tre daiwa hpb prese usate ,canne uscite negli anni novanta con tutti i loro difetti (forse), ma adattissime al surf casting.Meno adatte son tante canne pubblicizzate e vendute, ma si sa il mercato lo fa il soldo non la passione, e se quella canna non ti va bene te ne vendo poi un altra..ma anche il pescatore che cerca la canna ideale se la cerca ..la fregatura. -_-
    Ho anche un vecchio abu 6500 c made in sweden, non cicala più ,ma funziona bene, anche se non è iper mega giga herth mag multi espander xt fire. :) Per carità non son contro il progresso, anzi, ma sempre in funzione all'uso che si fa dell attrezzatura a noi utile.
    La cosa più divertente del passato era forse l'abbigliamento, ho visto parecchie foto come quelle nei libri di Meloni o Belfiori, dove le tute da sci riparavano dal freddo, ora l'abbigliamento è passi avanti davvero, leggero traspirante ,molto caro naturalmente se griffato.
     
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  4. Riccardo Pillittu
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    Una coppia di hpb mf le ho anche io, sono 6 oz, che fanno ancora le scarpe a molta robetta supergriffata che gira oggi, idem per i rotanti, ho vari abu e 7ht, ma anche un mitico penn 10 e un triton shimano.
    Concordo per l'abbigliamento, io purtroppo ancora mi arrangio alla buona, ma oggi si trovano veramente soluzioni valide, il problema sono solo i prezzi :)
     
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    CITAZIONE (Riccardo Pillittu @ 17/4/2014, 20:02) 
    Una coppia di hpb mf le ho anche io, sono 6 oz, che fanno ancora le scarpe a molta robetta supergriffata che gira oggi, idem per i rotanti, ho vari abu e 7ht, ma anche un mitico penn 10 e un triton shimano.
    Concordo per l'abbigliamento, io purtroppo ancora mi arrangio alla buona, ma oggi si trovano veramente soluzioni valide, il problema sono solo i prezzi :)

    He he le daiwa roba da intenditori :D :D io ho la ff ,mf e m. chiaramente 6 oz all'inglese,effettive, non come si intende in italia ,e anche questo è una moda del surf casting "moderno " italiano, dichiarare una cosa per quello che non è.. :sick:

    A proposito di vintage ho beccato questo video promozionale daiwa del 1993 ..un pò pallosino..
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  6. Riccardo Pillittu
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    Non ostante le lunghe chiaccherate, è un video interessante, si vedono oltre ai mitici attrezzi daiwa, anche qualche soluzione tipica dell'epoca, come gli spike con l'elastico per fermare le marre, sistema semplice quanto valido, lo usavo anche io, unica rottura dover sostituire gli elastici che si usurano velocemente, per il resto, è tutto in puro stile uk... osservavo l'ombrellone e mi è caduta qualche lacrima, pensando al mio, dopo tanto mi decido a fare l'acquisto, impaziente di portarlo a pesca, qualche settimana fa, tutto tronfio del nuovo gioccattolo, lo apro sistemo tutto in maniera apparentemente stabile, neanche il tempo di godermelo un minuto, raffica di vento, e ombrellone che vola a mare, viaggiava più veloce di un motoscafo e con lui i miei 40 euro spesi... sotto c'era tutta l'attrezzatura, borse varie, cassone, ecc... fortuna che non si è trasinato via anche quella... :( :( :(
     
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    CITAZIONE (Riccardo Pillittu @ 17/4/2014, 01:14) 
    Si nota facilmente come i prodotti di molte case italiane siano lanciati dall'avvenente agonista di turno, gente che fa del suo prestigio, non la sfida tra uomo e il mare, ma tra uomo e uomo

    @Riccardo: Che aggiungere ? Credo che hai centrato il nodo di fondo della questione, e lo condivido pienamente. Inoltre devo dirti che ho letto con curioso interesse quello che hai scritto, direi proprio che la tua formazione da SCer sia stata influenzata e stimolata da quel contesto di situazioni che si muovevano intorno a te. Ecco, si può dire anche, e correggimi se sbaglio, che hai avuto sicuramente dei buoni esempi da seguire.

    CITAZIONE
    La cosa più divertente del passato era forse l'abbigliamento, ho visto parecchie foto come quelle nei libri di Meloni o Belfiori, dove le tute da sci riparavano dal freddo, ora l'abbigliamento è passi avanti davvero, leggero traspirante ,molto caro naturalmente se griffato.

    @Metalsurf: per non parlare delle luci frontali di cui disponevano per la pesca in notturna!
    Comunque ho dato un'occhiata al video, sì è vero.. un po' pallosino ma interessante sotto gli aspetti tecnici adottati dagli autori (i mitici bait clip ad ombrellino, intramontabili ancora adesso!).

    A Riccardo sicuramente, nel video, è piaciuta la felpa di Tony's Tackle, ma probabilmente ce lo vedo di più con una scritta tipo: "Riccardo Against the ZZiplex's Fashion" ;)
    Sbaglio o quella nel video ritraeva una fase montante ? perché a parte la frangenza di onda sul primo gradino e considerando che pescavano su una spiaggia profonda, non mi dava l'impressione che il mare avesse raggiunto una forza proporzionata al tipo di spiaggia, tanto da innescare le giuste condizioni che facessero aprire i giochi.

    CITAZIONE
    neanche il tempo di godermelo un minuto, raffica di vento, e ombrellone che vola a mare, viaggiava più veloce di un motoscafo e con lui i miei 40 euro spesi

    :D dai su, magari qualche mareggiata te lo riporta indietro :rolleyes:

    Tornando al topic, ora butto qui altri due nomi storici:
    - Italcanna Beachman by Sandro Meloni, che, a detta di Sandro, è stata la risposta italiana alle ripartite inglesi. A proposito dell'attrezzo in questione, sul suo forum Sandro ha spiegato di aver corretto l'eccessiva elasticità del manico, che procurava il materiale usato ai quei tempi, il fenolico, infilando un tubo di alluminio, di circa 65 centimetri, nel manico.
    - Silstar Challenger Caster by Alberto Belfiori: nata per il lancio tecnico (sorella della wave, nata invece per la pesca), asimmetrica, dal manico duro e dalla lunga cima.
     
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    Allora se vi è piaciuto ecco la seconda parte che si vede anche meglio :)


    Video

    Poi questa era una collana di dvd che avevo anche scaricato

    Video con tanto di fumogeno pendolato e tecniche di recupero esche..

    Questa la prima parte del primo dvd.. dove poi illustrava bene il lancio

    Video

    Qui vari parti di quella collana

    www.youtube.com/user/letsgofishTV/videos

    Della vawe di belfiori ricordo che era pesantuccia, provai quella di un mio amico.

    a questo punto posterei anche il mitico video di Meloni

    Video

    E quello di Belfiori girato nella mia Ogliastra

    Video

    Questi gli avrete già visti ,ma a questo punto non posson mancare :) :)
     
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    Per ora ho dato un'occhiata veloce ai video che hai postato, e sì quelli di Meloni e Belfiori sono abbastanza cliccati sul web, ma per me hai fatto benissimo ad archiviarli qui. Se dobbiamo raccogliere elementi per raccontare una storia, allora è giusto che ci siano almeno quelli più significativi.

    Inghilterra da una parte e Italia dall'altra, due nazioni che hanno giocato una partita competitiva ma allo stesso tempo costruttiva nei riguardi del surfcasting.
    Mi viene da pensare: ma prima delle ripartite, dei lanci tecnici, e prima ancora che venissero svelate le intuizioni di Meloni, come si pescava da terra ? Il mare, gli impianti, le condizioni che oggi vengono etichettate "da surf" venivano già sfruttate ?
     
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  10. Riccardo Pillittu
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    CITAZIONE (Pier_Francesco @ 18/4/2014, 22:42) 
    CITAZIONE (Riccardo Pillittu @ 17/4/2014, 01:14) 
    Si nota facilmente come i prodotti di molte case italiane siano lanciati dall'avvenente agonista di turno, gente che fa del suo prestigio, non la sfida tra uomo e il mare, ma tra uomo e uomo

    @Riccardo: Che aggiungere ? Credo che hai centrato il nodo di fondo della questione, e lo condivido pienamente. Inoltre devo dirti che ho letto con curioso interesse quello che hai scritto, direi proprio che la tua formazione da SCer sia stata influenzata e stimolata da quel contesto di situazioni che si muovevano intorno a te. Ecco, si può dire anche, e correggimi se sbaglio, che hai avuto sicuramente dei buoni esempi da seguire.

    Si, è stato molto importante, sentire certe cose e apprendere certe nozioni da chi le ha vissute in prima persona, spesso rimanevo stupito nell'apprendere come certe soluzioni che sembravano una novità, erano conosciute e adottate da tempo da questi pionieri, semplicemente mancava la divulgazione, che è arrivata dopo. :)

    CITAZIONE
    La cosa più divertente del passato era forse l'abbigliamento, ho visto parecchie foto come quelle nei libri di Meloni o Belfiori, dove le tute da sci riparavano dal freddo, ora l'abbigliamento è passi avanti davvero, leggero traspirante ,molto caro naturalmente se griffato.

    @Metalsurf: per non parlare delle luci frontali di cui disponevano per la pesca in notturna!
    Comunque ho dato un'occhiata al video, sì è vero.. un po' pallosino ma interessante sotto gli aspetti tecnici adottati dagli autori (i mitici bait clip ad ombrellino, intramontabili ancora adesso!).

    A Riccardo sicuramente, nel video, è piaciuta la felpa di Tony's Tackle, ma probabilmente ce lo vedo di più con una scritta tipo: "Riccardo Against the ZZiplex's Fashion" ;)

    Hahahahaaha :) , Tony?s Takle era uno shop molto importante per l'epoca (ovviamente in uk), disponeva addirittura di modelli di canne daiwa customizzate appositamente per il negozio, delle autentiche rarità, ma giusto per rendere di quanto potesse essere influente :)

    Sbaglio o quella nel video ritraeva una fase montante ? perché a parte la frangenza di onda sul primo gradino e considerando che pescavano su una spiaggia profonda, non mi dava l'impressione che il mare avesse raggiunto una forza proporzionata al tipo di spiaggia, tanto da innescare le giuste condizioni che facessero aprire i giochi.

    In oceano pescano con le escursioni di marea, apparentemente sembra ci sia solo un risaccone, ma le correnti sono fortissime, spike da 175-200g sono la norma, è anche vero che quelle spiagge sono parecchio profonde...

    CITAZIONE
    neanche il tempo di godermelo un minuto, raffica di vento, e ombrellone che vola a mare, viaggiava più veloce di un motoscafo e con lui i miei 40 euro spesi

    :D dai su, magari qualche mareggiata te lo riporta indietro :rolleyes:

    :) non sono così ottimista, di sicuro con gli ombrelloni ho chiuso, mi prenderò il freddo e il vento come prima :)

    Tornando al topic, ora butto qui altri due nomi storici:
    - Italcanna Beachman by Sandro Meloni, che, a detta di Sandro, è stata la risposta italiana alle ripartite inglesi. A proposito dell'attrezzo in questione, sul suo forum Sandro ha spiegato di aver corretto l'eccessiva elasticità del manico, che procurava il materiale usato ai quei tempi, il fenolico, infilando un tubo di alluminio, di circa 65 centimetri, nel manico.
    - Silstar Challenger Caster by Alberto Belfiori: nata per il lancio tecnico (sorella della wave, nata invece per la pesca), asimmetrica, dal manico duro e dalla lunga cima.

    Le ho tutte e due sia la wave che la caster :)
    Sono attrezzi molto diversi, la wave molto progressiva, facile da usare, lavora bene con le onde, a mio avviso non è assolutamente una 8oz, ma è una canna comunque valida, la caster, ha un cimone morbido e lungo, con un arco e un manico corto e d'acciaio, non è facile caricarla, sicuramente più adatta al pendulum, ha bisogno di drop lunghi e una pendolata paziente... sono canne con molto carbonio, hanno cercato di sopperire alla qualità dei materiali con la quantità, comunque attrezzi validissimi.
     
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  11. Riccardo Pillittu
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    CITAZIONE (metalsurf @ 19/4/2014, 00:02) 
    Questi gli avrete già visti ,ma a questo punto non posson mancare :) :)

    Apparte i video di meloni e Belfiori, che conosco già, mi stò gustando gli altri :wub: ^_^
     
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  12. Riccardo Pillittu
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    CITAZIONE (Pier_Francesco @ 19/4/2014, 00:52) 
    Per ora ho dato un'occhiata veloce ai video che hai postato, e sì quelli di Meloni e Belfiori sono abbastanza cliccati sul web, ma per me hai fatto benissimo ad archiviarli qui. Se dobbiamo raccogliere elementi per raccontare una storia, allora è giusto che ci siano almeno quelli più significativi.

    Inghilterra da una parte e Italia dall'altra, due nazioni che hanno giocato una partita competitiva ma allo stesso tempo costruttiva nei riguardi del surfcasting.
    Mi viene da pensare: ma prima delle ripartite, dei lanci tecnici, e prima ancora che venissero svelate le intuizioni di Meloni, come si pescava da terra ? Il mare, gli impianti, le condizioni che oggi vengono etichettate "da surf" venivano già sfruttate ?

    Mi era sfuggito qesto quesito :) .
    In parte qualcuno avevà capito le potenzialità offerte dalle onde, lo stesso Meloni non era solo in questo cammino, a lui va riconoscito il merito di aver aperto la strada della divulgazione, ma prima di tutto ciò, c'è un opera importante, al quale lui stesso fa riferimento e che ha fornito spunti importanti: "In mare pescando" , un libro di Cesareo, che descrive per la prima volta la tecnica del SurfCasting, in maniera particolare quello oceanico, ma non manca di trattare qualche cenno sulle possibili applicazioni mediterranee, è un opera che ho tra l'altro la fortuna di possedere, appena posso, scannerizzerò qualcosa, sarebbe interessante, ci sono perle di vintage assolutamente golose, sia in fatto di attrezzatura che di tecnica.
     
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    In oceano pescano con le escursioni di marea, apparentemente sembra ci sia solo un risaccone, ma le correnti sono fortissime, spike da 175-200g sono la norma, è anche vero che quelle spiagge sono parecchio profonde...

    Dubbio chiarito, grazie

    CITAZIONE (Riccardo Pillittu @ 22/4/2014, 22:26) 
    Mi era sfuggito qesto quesito :) .
    In parte qualcuno avevà capito le potenzialità offerte dalle onde, lo stesso Meloni non era solo in questo cammino, a lui va riconoscito il merito di aver aperto la strada della divulgazione, ma prima di tutto ciò, c'è un opera importante, al quale lui stesso fa riferimento e che ha fornito spunti importanti: "In mare pescando" , un libro di Cesareo, che descrive per la prima volta la tecnica del SurfCasting, in maniera particolare quello oceanico, ma non manca di trattare qualche cenno sulle possibili applicazioni mediterranee, è un opera che ho tra l'altro la fortuna di possedere, appena posso, scannerizzerò qualcosa, sarebbe interessante, ci sono perle di vintage assolutamente golose, sia in fatto di attrezzatura che di tecnica.

    Magari, sarei curioso!
     
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    Ottimo lavoro Daniele! Un contributo storico utilissimo per chi ha curiosità di capire come venisse pensato, e con quali strumenti praticato, il surfcasting prima che Meloni partorisse la Sua creatura.
    Quanto prima leggerò con piacere e interesse le pagine che hai pubblicato! ;)
     
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